Storia della nascita delle Olimpiadi
set 5th, 2006 | By admin | Category: History Sport La tradizione antica pone la nascita dei primi giochi olimpici ufficiali nel 776 a .C. e la sua ultima celebrazione nel 393 d. C. Qualche ricercatore afferma che prima della data di inizio probabilmente qualche altra manifestazione di alto livello fosse stata organizzata a dimostrazione dell’esperienza manifestata dai Greci in occasione dei giochi olimpici. Si cita anche Omero che, sia nell’Iliade che nell’Odissea, riporta nei canti, giochi funerari o giochi di corse anche con carri, che sembrano descrizioni di episodi di gare organizzate. Di questi Giochi Olimpici lo storico più importante, padre della storia ecclesiastica, Eusebio di Cesarea, ha redatto una sequenza esatta che viene inserita in un contesto universale da lui voluto e che parte dalla nascita di Abramo per arrivare ai ventennali di Costantino il Grande, cioè fino al 325 d.C. La ricerca di Eusebio ha evidenziato l’importanza storica che i Giochi avevano presso gli antichi, tanto da diventare la base della cronologia greca e come il termine olimpiade fosse utilizzato, non solo per distinguere il concorso, ma anche per designare (con accanto il nome del vincitore della corsa dello “stadio” e della sua città di origine) il periodo dei quattro anni del ciclo olimpico, con fatti ed avvenimenti salienti
Oltre a quanto evidenziato da Eusebio altri testi invece descrivono i luoghi dove si svilupparono le olimpiadi; testi che sono stati per lungo tempo di grande interesse e sola fonte di informazione prima degli scavi tedeschi del 1763 (Joham Winckelmann), del 1787 (Sebastian Fauvel), del 1813 (Lord Standhope), del 1829 (Abel Blouet) e quelli più importanti e quasi continuativi a partire dal 1875. Scavi che hanno messo alla luce il grande tempio di Zeus e le altre realtà di Olimpia; il tutto abbandonato per anni, corroso dalle intemperie e dalle alluvioni e sommerso da terra e materiale di riporto
Atleti, allenatori amici e parenti arrivavano ad Olimpia un mese prima delle gare, in piena canicola, in condizioni difficili con acqua potabile spesso insufficiente (fino alla costruzione dell’acquedotto nel 156 d.C. che portava l’acqua da una fonte distante 4 chilometri ).
Inoltre i giochi olimpici erano una occasione eccezionale per incontri e scambi materiali ed intellettuali. Ed in questo ambiente arrivavano anche le delegazioni ufficiali. Alcuni sacrifici davano inizio ai concorsi che si chiudevano con il coronamento dei vincitori e con un ultimo incontro con cena ufficiale data dagli organizzatori.
La durata della festa variava secondo le epoche in quanto il numero delle gare si era modificato dalle origini dei giochi. Secondo Pausania (altro storico che ha scritto molto sull’argomento) tutte le prove del programma si svolgevano in una giornata fino alla 77^ Olimpiade; ma una giornata non poteva bastare per le 15 prove introdotte fino a quella data e secondo altri ricercatori i concorsi duravano qualche giorno.
Gli atleti passavano un periodo preparatorio nel ginnasio della cittadina di Elis seguendo le raccomandazioni dei giudici Inoltre altre persone, quasi tutti commercianti, installavano le loro tende al di fuori del santuario di Zeus per vendere la loro merce.
Poi la festa olimpica continuava nella patria dei vincitori cui erano riservate vere celebrazioni
Il periodo che precedeva e conteneva i Giochi era considerato sacro e venivano interrotte, con una tregua, tutte le guerre e tutte le ostilità comprese, le condanne capitali.
Lo spettacolo veniva aperto a tutti, schiavi compresi; solo le donne, pena la morte, venivano escluse dall’assistere ai concorsi. Soltanto una donna poteva assistervi: era la sacerdotessa, cui veniva riservato un posto d’onore.
Gli atleti che volevano partecipare ai giochi dovevano soddisfare a due condizioni: essere di origine greca e di libera condizione. Tuttavia, dopo la conquista della Grecia da parte di Roma ( 146 a .C.) la partecipazione ai Giochi fu estesa anche ai romani, considerati discendenti dell’eroe troiano Enea. Dalla cronologia di Eusebio traspare grande universalità di partecipazione in quanto gli atleti provenivano, oltre che dalla Grecia, anche dall’Africa, dalla Turchia, dalla Giordania e dalla Palestina. Le leggi escludevano dai concorsi quelli che avevano commesso un delitto contro un altro greco e quelli che avevano perduto i diritti civili; in effetti, dato il carattere sacro dei giochi olimpici, la partecipazione di persone indegne era considerata un crimine contro Zeus.
Ad Olimpia oltre agli organizzatori, ai giudici ed al personale addetto alla gestione, altre persone, più specializzate e colte, che dovevano conoscere tutte le ricche storie degli oggetti esposti, regali dei vincitori, avevano il compito di guidare ed accompagnare i visitatori al santuario, aperto tutto l’anno.
Vincere ad Olimpia era la più grande distinzione nella carriera di un atleta. Il premio non prevedeva nessun vantaggio economico ma, come ricordato in precedenza, consisteva in una semplice corona di olivo selvaggio composta con rami del santuario di Zeus. Però la vittoria era il simbolo della gloria suprema e della massima riconoscenza pubblica e consacrava il vincitore primo cittadino di tutta la Grecia.
Il desiderio di vedersi coronare ad Olimpia poteva condurre alcuni atleti a comportamenti scorretti. Pausania descrive statue erette grazie alle ammende inflitte agli atleti sleali. Queste statue avevano spesso delle iscrizioni che indicavano il nome con le sanzioni. Erano allineate sul monte Altis lungo il cammino che conduceva allo stadio e servivano di monito per i partecipanti lo attraversavano per recarsi sul posto di gara.
Dopo aver terminato il momento propedeutico nel ginnasio di Elis tutti partivano alla volta di Olimpia. Il tragitto, che durava due giorni, passava per la via sacra, la via meno corta, che fiancheggia il litorale, facendo tappa alla fonte di Piéra (sulla vecchia frontiera tra l’Elis e Pise) per procede alle cerimonie di purificazione.
L’arrivo della processione all’Altis segnava l’inizio della festa. Con i rappresentanti delle città, in questo giorno solenne, veniva prestato anche il giuramento.
Le prove, che hanno avuto una grande evoluzione nel tempo sono passate da una semplice corsa piana (sola ed unica prova per le prime 16 edizioni) a prove più numerose e complesse.
Consistevano in corse piane ( stadium pari a 192,24 metri cioè la lunghezza dello stadio di Olimpia, diaulos due volte lo stadium, dolichos , sette o ventiquattro volte lo stadium cioè 1.400 o 4.400 metri , corsa in armi )
ed in gare pesanti ( lotta , pugilato , e pancrazio , prova quest’ultima di combinazione tra lotta e pugilato);
il pentathlon invece consisteva in cinque prove (corsa dello stadio, salto in lungo, lancio del peso,. lancio del giavellotto e lotta).
Furono poi disputate corse con cavalli montati e con bighe o quadrighe (vinti anche da donne, ma come proprietarie degli animali). Vi furono anche concorsi per araldi e per trombettisti, importanti perché con lo squillo di tromba venivano aperte tutte le gare.
I Concorsi musicali furono istituiti da Nerone, appassionato di canto e di musica, che desiderava ardentemente vincere in una Olimpiade ed obbligò gli organizzatori a predisporre prove di musica, vinte, naturalmente, da lui (67 d. C.). .
I giochi olimpici non riunivano solo i migliori atleti dell’antichità, ma davano anche l’occasione ai cittadini ed ai magistrati greci di riunirsi. Durante quel periodo si discuteva di politica, si prendevano decisioni importanti e si firmavano trattati.
Affinché le decisioni prese fossero diffuse pubblicamente, nelle città venivano esposte nei santuari, posate su una stele o su placche di bronzo. Erano in questo modo anche testimonianze verso Zeus, il protettore dei giochi.
Olimpia si trasformò così in centro culturale e musicale, ove gli artisti più illustri vi lasciarono le opere più belle. Tra queste la statua di Zeus in avorio e oro scolpita da Fidia alta oltre 12 metri , una delle sette meraviglie del mondo. I giochi davano anche l’occasione ai poeti di comporre le loro migliori odi per onorare i vincitori. Molti oratori, filosofi, e storici passarono per Olimpia e pronunciarono famosi discorsi, come il celebre “discorso olimpico” di Lisia che ricordava ai greci, in un momento particolare, il senso di unità ed amicizia dei Giochi. Tra gli atleti più famosi sono da ricordare Filippo II di Macedonia, il figlio Alessandro il Grande, Pitagora, filosofo e matematico (che vinse una Olimpiade nel pugilato e fu medico della squadra di Crotone), il lottatore Milone di Crotone (che dopo essersi affermato nella gara per giovani nel 540 a .C.) conquistò il titolo seniores per ben cinque volte tra il 532 ed il 516 a .C.
Nelle ultime edizioni non avevano più lo slancio e la vitalità dei primi secoli e nel 393 d.C., ritenuti pagani, vennero soppressi dopo oltre 1000 anni dall’imperatore romano Teodosio I.