LA DISFATTA DELLA VOLONTà: i nostri ragazzi con la grinta del pesce bollito.
set 12th, 2012 | By admin | Category: Vivere lo Sport Il Bollettino Salesiano
settembre 2012
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COME DON BOSCO
Pino Pellegrino
LA DISFATTA DELLA VOLONTà
Da Bolzano a Palermo padri e madri si rivolgono ai figli con l’unico ritornello: “Te la senti, tesoro, di andare a piedi?”. “Cosa vuoi che prepariamo per cena?”. “Vuoi le patatine fritte o la pizza?”…
E così, ecco i nostri ragazzi con la grinta del pesce bollito.
Ragazzi che alla prima difficoltà si accartocciano su se stessi, come cerini esauriti! Ragazzi mollicci. Friabili. Pastafrolla. Ragazzi con la vaselina nelle vene. Alcuni li hanno definiti ‘ragazzi-peluche’.
Il pavone e la pantofola: ecco le due immagini che fotografano al meglio la nostra società!
Società del pavone: oggi il look vale più della laurea, la confezione conta più del prodotto; oggi chi non si firma è perduto.
Si può essere mascalzoni, ma la cravatta giusta, al momento giusto, aggiusta tutto!
Sì: società del pavone la nostra ma, forse, più ancora, società della pantofola.
Ogni sforzo è tenuto alla larga!
Il tonno è così tenero che si taglia con un grissino, le olive sono senza nocciolo, i ‘sofficini’ trionfano, l’auto è ‘comodosa’…
Ingegneri giapponesi hanno brevettato la siringa indolore.
Ricercatori europei stanno preparando la cipolla che non fa piangere.
Il navigatore satellitare ci esime dal cercare, dal domandare, dal ricordare: per chi guida, oggi, la testa non serve più!
Internet dà informazioni che arrivano da sole…
Persino l’esame di Quinta della vecchia Scuola Elementare è stato eliminato!
Insomma, società dell’ovatta. Società della bambagia!
Il celebre motto di Vittorio Alfieri (1749-1803): “Volli e volli, sempre e fortissimamente volli!” è dimenticato; addirittura sbeffeggiato.
Mentre cinquant’anni fa i chili di zucchero consumati in media ogni anno da un italiano erano dodici, oggi son ben ventiquattro!
Da Bolzano a Palermo padri e madri si rivolgono ai figli con l’unico ritornello:”Te la senti, tesoro, di andare a piedi?”.”Cosa vuoi che prepariamo per cena?”. “Vuoi le patatine fritte o la pizza?”…
E così, ecco i nostri ragazzi con la grinta del pesce bollito.
Ragazzi che alla prima difficoltà si accartocciano su se stessi, come cerini esauriti! Ragazzi mollicci. Friabili. Pastafrolla. Ragazzi con la vaselina nelle vene. Alcuni li hanno definiti ‘ragazzi-peluche’.
Gli psicologi parlano di ‘psicastenia’: mancanza di resistenza alla fatica.
Una sera, al termine della conferenza, qualcuno del pubblico domandò al sociologo: “Secondo lei, la nostra è davvero una ‘gioventù bruciata’?”.
Il conferenziere, pronto: “Macché ‘Gioventù bruciata!’: ‘Gioventù bollita!’”.
CHE NE DITE?
Stiamo gonfiando la realtà? Non ci pare!
Già nel secolo scorso il noto pediatra Marcello Bernardi (1922-2001) lanciava l’allarme: “Ormai il bambino non sa più far niente. Non sa mangiare perché mangiare è faticoso e lui, infatti, si limita a ingurgitare poltiglie e liquami delle industrie, le nutelle, i formaggini, le bibite colorate. Non sa più contare, tanto ci sono le macchinette. Non sa scrivere. Mi è capitato di leggere i temi degli allievi di mia moglie: mettono i brividi!”.
Più drammatico ancora è Antonio Mazzi, il sacerdote che conosce bene il mondo giovanile:”Come gridare agli adulti, ai politici, ai preti, agli educatori, agli insegnanti che una nuova malattia è piombata sulla nostra società italiana: l’infarto della volontà!?”.
LA CULTURA DELL’INDULGENZA
Lo statunitense William Damon, docente universitario, nella sua documentata ricerca “Più grandi speranze” (Longanesi 1997) individua la radice dei mali della nostra società nella ‘cultura dell’indulgenza’:nella cultura che iperprotegge i bambini, togliendo loro ogni senso del limite e di responsabilità delle proprie azioni.
In una parola, la radice del male dell’attuale società sarebbe da ricercare nel ‘bambino centrismo’:nel mettere il bambino al centro di tutto.
Da parte nostra la risposta, questa volta, non tarda a venire. Con la massima tranquillità pedagogica diciamo subito che quando proteggiamo troppo il figlio, commettiamo un errore da cartellino rosso.
Le prove? Schiaccianti!
Se proteggiamo troppo il figlio,