In ginocchio
lug 12th, 2021 | By coni1 | Category: Primo piano, Vivere lo SportSarebbe stato bello se a fine partita Mancini e tutto il clan azzurro fossero andati ad inginocchiarsi davanti alla Var.
Un giusto gesto di ringraziamento verso quel congegno (chiamiamolo così) che con il suo occhio elettronico, infallibile quindi, riesce a trovare tutte le irregolarità presenti in un’azione (compreso il fuorigioco dovuto ad un piede più lungo). Senza di esso, senza l’occhio elettronico, contro l’Austria avremmo perso, quindi un ringraziamento, più o meno ossequioso, andava fatto, e poi vuoi mettere? Sarebbe stata l’occasione buona per dimostrare a tutta l’Europa che i nostri giocatori sanno inginocchiarsi.
“Come vi permettete di dubitare delle nostre capacità articolari che permettono una giusta genuflessione? Ve lo facciamo vedere noi!” Quindi: ”Andiamo tutti lì. Andiamo davanti alla Var, che ci ha strizzato l’occhio (elettronico) e facciamogli vedere a quelli che dubitano se noi siamo o non capaci di inginocchiarci!”
Ma perché allora non l’hanno fatto ? Ma perché non sono poi così poco avveduti ed hanno capito che così facendo avrebbero rivelato il vero motivo del loro restare in piedi: semplicemente non inginocchiarsi, tutto qui.
Niente di male per carità! Ognuno è libero dei suoi gesti, di manifestare le proprie convinzioni, e farlo come meglio crede, oppure di non manifestare un bel niente (che a pensarci bene è un’altra forma di manifestazione) a patto però che si sia capaci di far notare la differenza tra le due cose.
E sinceramente questo non si è capito: sono restati in piedi perché inginocchiarsi è conformismo e non farlo è libertà, e quindi restare in piedi rappresenta il nuovo modo di manifestare la propria
intolleranza al razzismo, oppure la “posizione eretta” era dovuta al fatto che dimostrare solidarietà alle vittime del razzismo, non era proprio il primo dei loro pensieri?
Se fosse così dovremmo pensare che la bontà divina, nei loro confronti, si è esaurita nelle capacità dei loro piedi.
Ma mi rifiuto di pensare questo anche perché le frasi più sibilline provengono proprio da Giorgio Chiellini, capitano della nazionale e oltretutto laureato. ”Cercheremo di controbattere il razzismo in un altro modo”, come? Andando a fare una ……nei Paesi razzisti?
Poi alla domanda se nella partita contro l’Austria si sarebbero inginocchiati ha risposto: ” Vogliamo evitare quanto fatto contro il Galles (alcuni si erano inginocchiati altri no) quindi ne parleremo tra noi prima di scendere in campo per (udite udite) decidere cosa sia meglio fare! Al momento non c’è stata fatta nessuna richiesta in tal senso. Se ci sarà lo faremo per sentimento di solidarietà verso l’altra squadra”(!!!).
Quanto scritto non è tratto dalla trasmissione “Scherzi a parte”.
Caro Giorgio, per inginocchiarsi non serve l’invito, è un gesto di libero convincimento, di solidarietà che nasce dentro, lo senti e lo manifesti o non lo senti. Ti inginocchi in senso di fratellanza e basta senza porti tante domande, senza pensare a cosa fanno quelli vicino. Non occorre la collaborazione degli altri. Non è un gesto teatrale, dove bisogna rispondere ad esigenze scenografiche: ”Come ci muoviamo? Come lo facciamo? Oltretutto così parlando si trae l’idea che chi volesse farlo ne fosse impedito in nome della maggioranza, una maggioranza che in questo caso sarebbe quella cantata da Fabrizio De Andrè.
Riguardo la tua seconda affermazione ad avere poi bisogno della visibilità di questo sentimento non è “l’altra squadra”, sono tutte quelle persone, rimaste, a qualunque titolo, vittime dell’odio razzista. Dire poi che se lo farete, sarà solo per solidarietà verso gli avversari di turno, fa nascere il dubbio che vogliate nascondere l’idea di non avere intenzione di farlo.
Incredibile che tu e i tuoi compagni e tutto lo staff azzurro con il capo delegazione in testa non abbia capito questo. Ma poi pensandoci bene, anche questa considerazione lascia il tempo che trova, perché, ripeto, si tratta di una decisione personale che sfugge a qualunque imposizione o divieto. Non è dire: mettiamoci d’accordo sulla maglia da indossare!
Caro Giorgio, tu che in campo hai sempre dimostrato coraggio, che non ti sei mai tirato indietro, che non hai avuto paura degli scontri, a volte molto duri, con gli avversari, anzi…. non hai capito una cosa molto semplice: mostrare il coraggio delle proprie opinioni è sempre molto più rispettabile che far finta di non averne.
Dillo ai tuoi compagni, e magari ricordatevene quando vedrete gli altri inginocchiarsi.
Anzi sai cosa dico? Sull’esempio di quanto diceva Gesù a proposito della preghiera, inginocchiatevi quando nessuno vi vede, quando siete lontani dalle telecamere, quando siete soli nella vostra stanza, in completa solitudine.
In un angolino del mio cuore sento già un palpito: è la speranza che forse già lo fate.
Ed allora strillerò più forte: “Forza azzurri!”
Stefano Cervarelli