Derby, gioie e dolori
dic 18th, 2008 | By admin | Category: Sport News CIVITAVECCHIA – Manca da esattamente 15 anni e mezzo. L’ultimo si giocò infatti il 2 maggio del 1993. E’ il derby dell’Alto Lazio tra Civitavecchia e Viterbese, che si ripresenta domenica prossima con una sfida alla “Palazzina” di Viterbo che cade in un momento di estrema difficoltà per i nerazzurri; insomma la classica sfida sbagliata al momento sbagliato. O forse potrebbe anche essere il contrario. Fatto sta che, come tutti i derby, è un match che rievoca ricordi, aneddoti e statistiche. Vediamone alcune. Il derby dell’Alto Lazio è stata una classicissima negli anni ’60 e ’70, con risultati sempre in bilico e alterne fortune per le due squadre. Poi, con il salto del Civitavecchia in C2 e la permanenza della Viterbese in serie inferiori, la sfida si interrompe per circa dieci anni, fino alla retrocessione dei nerazzurri nell’allora Interregionale, nell’infausta stagione 1987-88. Quella successiva vede quindi incrociarsi nuovamente le due squadre e si tratta delle sfide più recenti, che si susseguono vigorose e spesso roventi per cinque anni. Stagione 1988-89: torna quindi il derby dell’Alto Lazio e la prima sfida, al Fattori, termina 1-1 con gol locale di Liucci; al ritorno invece i gialloblu si impongono per 1-0 con un gol in extremis del giovane Febbraro; a fine stagione il Civitavecchia si salverà per un solo punto all’ultima giornata evitando una seconda clamorosa retrocessione. Stagione 1989-90; il primo derby si gioca nuovamente al Fattori e termina con uno scialbo 0-0; le cronache ricordano una collezione di gol sbagliati a ripetizione da Topani, un centravanti alla Raducioiu che, se avesse giocato in serie A, avrebbe fatto la gioia della Gialappa’s, ma che invece fece venire solo l’orticaria ai tifosi civitavecchiesi, tanto da collezionare la bellezza di 2 gol alla fine di quell’infausta annata; lo 0-0 del Fattori fu bissato anche nel ritorno alla Palazzina e il Civitavecchia terminò il campionato a metà classifica dopo aver sudato ancora la salvezza. Stagione 1990-91. Il primo derby si gioca ancora in casa e la Vekkia conquista quella che rimane ancora oggi l’unica vittoria, Coppa Italia eslcusa, degli ultimi venti anni: a risolvere la sfida, grazie ad un Eolo in versione ultrà nerazzurra, è un gol di Ianniello che sfrutta la devastante libecciata che imperversa sul Fattori per insaccare nella porta giallobù direttamente su calcio d’angolo; disse di averci mirato, nessuno gli ha mai creduto; il ritorno invece è amarissimo per il Civitavecchia, che vede quell’anno in panchina Bebo Melchiorri: in vantaggio con De Sibbi nel primo tempo, i nerazzurri vengono rimontati negli ultimi venti minuti e cedono per 2-1. Per la cronaca in quella stagione il Civitavecchia, che in estate aveva allestito una signora squadra, prima rischia una nuova retrocessione, poi, quando i rapporti tra Melchiorri e giocatori arrivano ai ferri corti e in panchina subentra Petrovich, si trasforma nel Brasile del 1982, vincendo tutte e cinque le ultime partite e terminando il campionato al quinto posto; ma quanta grazia sprecata. Stagione 1991-92: è l’anno dei derby che sono rimasti più impressi nei tifosi. L’andata si gioca a Viterbo; i gialloblu passano in vantaggio e pregustano la vittoria quando la Vekkia infila una giocata passata alla storia: quattro passaggi consecutivi, tutti al volo, dall’area di difesa a quella di attacco, con il funambolo Paoloni che “vela” il pallone per due volte mandando gambe all’aria l’intera difesa avversaria e poi realizza al volo il gol dell’1-1 per la gioia irrefrenabile dei sei Bad Boys presenti alla Palazzina; gol da applausi. Per la cronaca il Civitavecchia perderà la gara a tavolino, 2-0, per aver schierato negli ultimi 15 minuti il giovane Cozzolino, che doveva scontare un turno di squalifica rimediato l’anno prima con la juniores. Un episodio che alimenta un clima rovente in vista del ritorno, a cui la Viterbese si presenta imbattuta e prima in classifica. Il Civitavecchia carico di rabbia domina l’incontro annichilendo gli avversari e buttando alle ortiche anche un rigore calciato malamente da Marcucci (in gergo, calciò quella che si suole definire la classica “pappardella centrale”). Ma è soprattutto il derby dei violenti scontri tra le due tifoserie, messe gomito a gomito dalla forze dell’ordine che caricano ripetutamente; alla fine si contano diversi contusi soprattutto tra i tifosi viterbesi, fatti oggetto di una violenta sassaiola e poi aggrediti da alcuni ultrà nerazzurri durante la risalita sui pullman; è anche il derby in cui il giocatore della Viterbese Orfeo Rossi riceve una violenta pallonata al basso ventre, andando per alcuni minuti in arresto cardiaco sventato poi dal provvidenziale intervento del dottor Di Carluccio; il giocatore per fortuna si riprende e continua a giocare. Stagione 1992-93, la più amara per il Civitavecchia e assolutamente non beneaugurante per alcune analogie in vista del derby di domenica. La prima sfida si gioca al Fattori, alla fine del girone di andata; il Civitavecchia, inizialmente secondo in classifica crolla improvvisamente a metà girone di andata e inanella quattro sconfitte consecutive: 1-4 in casa col Senigallia, 3-1 in trasferta con l’Ellera, 0-1 in casa con la Maceratese e 3-0 in trasferta col Faenza. Il derby è quindi decisivo per mister Tiddia, ma i nerazzurri, in dieci dopo pochi minuti per una ingenua espulsione di Marcucci, ed estremamente tesi per la difficoltà della situazione, perdono per 2-1, con un inutile gol nel finale di Congiu che dimezza solo le distanze. La panchina di Tiddia salta e al suo posto arriva l’ex granata Mozzini, con l’arduo compito di salvare il Civitavecchia; e proprio con la squadra traballante in classifica e piuttosto rassegnata si arriva al derby di ritorno, che si risolve in una debacle: 4-0 per la Viterbese e Civitavecchia virtualmente retrocesso, come poi accadrà nonostante un disperato tentativo di rimonta finale e la retrocessione in Eccellenza per un solo punto di distacco dalla Fermana, che di lì a qualche anno volerà invece in serie B. L’auspicio, insomma, facendo le dovute corna, è che domenica non si rivedano i fantasmi di quel 2 maggio di 15 anni e mezzo fa, ma che semmai si riesca a ribaltare i proverbiali corsi e ricorsi storici.
Marco Galice