Civitavecchia: Palasport intitolato a Alfio Insolera e Vittorio Tamagnini 11 maggio 2018

mag 13th, 2018 | By | Category: Primo piano, Vivere lo Sport
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Alfio Insolera, assessore allo Sport e Cultura per oltre un decennio, e il pugile Vittorio Tamagnini medaglia d’ORO alle Olimpiade del 1928.

Cozzolino: “Tamagnini e Insolera hanno fatto la storia dello sport”

Civitavecchia 11 Maggio 2018

Nella aula magna della scuola media “Flavioni”, adiacente all’impianto, alla presenza del sindaco Antonio Cozzolino, alla vice Daniela Lucernoni, ai familiari dei noti personaggi, al CONI con Riccardo Viola e agli alunni del Liceo scientifico sportivo di Civitavecchia sono stati anche proiettati dei filmati relativi alla vita di Insolera e Tamagnini. Nutrito pubblico alla cerimonia, dove erano presenti anche i ragazzi delle scuole, che hanno anche visionato le geste di Tamagnini ed il lungo lavoro fatto da Insolera nella sua esperienza ultradecennale come assessore allo Sport ed alla Cultura.

All’ingresso dell’impianto sono state

scoperte le targhe con le relative

denominazioni.

Gli alunni della scuola media “Flavioni”  hanno lanciato in aria deipalloncini tricolore mentre il tenoreMarco Manovelli ha intonato a cappella l’inno di Mameli.

Alfio Insolera: assessore allo Sport e Cultura della Città di Civitavecchia per oltre un decennio, ha avuto un ruolo chiave nell’impiantistica sportiva, a lui si devono i progetti riguardanti strutture come il PalaGrammatico, il Moretti-Della Marta, il Ferrero Medici e lo stesso Palasport.

Il civitavecchiese Tamagnini

salì sul gradino più alto del

podio nei pesi gallo,

sconfiggendo in finale lo

statunitense John Daley, alle

cui spalle si piazzò il

sudafricano Harry Isaacs.

www.fpi.it

Pugilato e Olimpiadi, una storia da raccontare: Amsterdam 1928, l’Italia è prima nella Boxe
Pubblicato: 27 Febbraio 2012
Olimpiadi2Il 1928, anno in cui si tennero i Giochi Olimpici della IX Olimpiade dell’era moderna, fu un’annata abbastanza interlocutoria, dal punto di vista della rilevanza storica. Si viveva ancora nel clima da pseudo-Belle epoque degli anni venti, che avevano dato a tutti la falsa illusione che il Mondo, dopo la tragedia della Prima Guerra Mondiale, fosse ormai proiettato verso un lungo periodo di serenità.

In effetti, gli echi della Grande Guerra si erano ormai stemperati e i cannoni della Seconda erano ancora di là dal tuonare. L’economia mondiale, pur se qualche scricchiolo cominciava a farsi sentire, non era arrivata alla fatidica data del 24 ottobre 1929: il famigerato giovedì nero in cui ci fu il crollo di Wall Street con l’annesso effetto catastrofico sulle finanze planetarie.

In questa atmosfera, quindi, si svolsero le Olimpiadi, che ebbero luogo ad Amsterdam tra il 17 maggio e il 12 agosto. La città olandese aveva già presentato la propria candidatura per quelle del 1920 e del 1924, ma prima il risarcimento morale a un Belgio martoriato dalla guerre, e poi la volontà del Barone De Coubertain di rivedere la fiamma olimpica su Parigi, le avevano negato la possibilità di fregiarsi del titolo di città olimpica. Nel 1924, battendo la concorrenza di Los Angeles, ottenne l’organizzazione dei giochi 1928.

Furono le prime Olimpiadi con uno sponsor – la Coca-Cola – e in cui divenne ufficiale la cerimonia, già sperimentata in via ufficiosa in quelle parigine di quattro anni prima, dell’accensione della torcia olimpica. Una staffetta di atleti greci, partendo da Atene, portò il Fuoco di Olimpia nella Venezia del Nord. Atleti ellenici che, per la prima volta nella storia, ebbero l’onore di aprire la passerella rappresentativa durante la cerimonia d’apertura.

Questa edizione vide la partecipazione di ben 46 nazioni, tra cui anche la Germania che vi riapparve dopo 16 anni di assenza, mentre si tenne ancora lontana dalla Bandiera coi Cinque Cerchi la Russia Sovietica. URSS che, come risposta alle Olimpiadi “Capitaliste”, indisse le Spartachiadi, che si tennero dal 12 agosto a Mosca.

L’Italia, che per inefficienze organizzative da parte olandese fece alloggiare i suoi atleti su un Piroscafo, finì quinta nel medagliere, conquistando in tutto 19 medaglie: 7 ori, 5 argenti e 7 bronzi. Un risultato che non piacque affatto a Benito Mussolini che, perciò, sollevò dall’incarico di Presidente del Coni, Lando Ferreti, scegliendo come suo successore Augusto Turati.

Se, in generale, il Regime non fu contento del bottino di allori olimpici, non poté non esserlo per quello che riportò a casa il Pugilato Italiano. I nostri Boxers, nella classifica della loro disciplina, si piazzarono davanti a tutti con 3 Ori e un Bronzo. Le medaglie del metallo più pregiato se le aggiudicarono quelli che, in seguito, sarebbero stati soprannominati “I Tre Moschettieri di Amsterdam”: Vittorio Tamagnini, Carlo Orlandi e Piero Toscani.

Il civitavecchiese Tamagnini salì sul gradino più alto del podio nei pesi gallo, sconfiggendo in finale lo statunitense John Daley, alle cui spalle si piazzò il sudafricano Harry Isaacs.

Nei Leggeri, invece, fu oro grazie al brianzolo Orlandi – famoso anche per essere sordomuto – che s’impose su un altro atleta a Stelle e Striscie, Stephen Haliko. Terzo si classificò lo svedese Gunnar Berggren. L’ultimo oro arrivò grazie alle gesta pugilistiche del medio Piero Toscani, che si sbarazzò dell’ostico pugilatore cecoslovacco, Jan Hermanek. Il Bronzo andò al belga Leonard Steyaert.
Bronzo che fu la quarta e ultima medaglia dell’Italia nel pugilato, targato Olanda 1928. A mettersela al collo fu il milanese Carlo Cavagnoli, che salì sul podio insieme all’ungherese Antal Kocsic (oro) e al francese Armand Apell (argento).

Amsterdam rappresentò un enorme successo per il movimento pugilistico nazionale, soprattutto alla luce degli stentati risultati di Parigi 1924. In quell’edizione, infatti, l’Italia dei guantoni conquistò solo due quarti posti – Rinaldo Castellenghi nei Mosca, e Carlo Saraudi nei Medio-massimi – e un quinto – Bruno Petrarca nei piuma.

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