C.S.I. Centro Sportivo Italiano: Un contributo del mondo sportivo per l’anno della fede
ott 31st, 2012 | By admin | Category: Vivere lo Sport C.S.I. Centro Sportivo Italiano
Sport Gate: la porta dello sport
Un contributo del mondo sportivo per l’anno della fede.
Carissimi,
nessuno inizia a costruire una casa principiando dalla porta. La porta, è il
prima del dopo. è cioè il punto di accesso ad un progetto già realizzato. Che sia grande o piccola, bella o brutta, essa può trasmettere un senso di sicurezza, di separazione, di paura, di gioiosa accoglienza, di ricchezza, di semplicità.
è esperienza concreta di separazione, tra lo spazio pubblico e lo spazio privato.
Gli altri ed io, abitiamo in mondi diversi e la porta è anticipazione ed esperienza di soglia, che anticipa l’accesso nella casa delle nostre sicurezze e dei nostri affetti.
Nel Vangelo, Gesù è ancora più radicale, affermando: “Io sono la porta: se
uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà…”. Non c’è spazio per mondi alternativi, non esistono scorciatoie o vie di fuga: Lui è la porta, il cuore del progetto!
E lo Spirito, non da meno, dice alle Chiese: “Ecco, sto alla porta e busso.
Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta io verrò da lui, cenerò con lui ed egli conme.” (Ap. 3,20-21).
Data la complessità del vivere quotidiano, non sempre è facile comprendere in questo brano della Bibbia se è lo Spirito Santo che bussa
alla porta della nostra vita o noi che bussiamo alla porta della Chiesa per
chiedere di essere accolti nella casa della fede. Certo è che, in entrambi i casi, bisogna essere protagonisti e vigilanti. Se restassimo semplici spettatori, saremmo privati di una grande possibilità: l’incontro con Gesù e con la gioia generata dall’esperienza di fede di chi attraversa quella porta.
L’immagine della porta, indubbiamente racchiude in sè molteplici
suggestioni e possibilità di riflessione. Prova ne è il fatto che “Porta fidei”, è anche il titolo della Lettera con cui Papa Benedetto XVI, ha indetto l’Anno della Fede
dall’11 ottobre 2012 al 24 novembre 2013. Lo scopo di questa proposta è
indicato nel testo al n. 9: “sarà un’occasione propizia anche per intensificare la
celebrazione della fede nella liturgia, e in particolare nell’Eucaristia, … per far si che la testimonianza di vita dei credenti cresca nella sua credibilità… per riscoprire i contenuti della fede professata, celebrata, vissuta e pregata”.
Nessuno nasconde che a cinquant’anni dall’avvio del Concilio Vaticano II
(Roma 11 ottobre 1962) si stanno ancora cercando incessantemente i metodi per annunciare il vangelo, per incarnare una fede “vissuta e pregata”, adeguati al tempo ed alla cultura. Cercare una porta attraverso cui rilanciare la “nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana”, come afferma Papa Benedetto XVI, significa rendere ogni credente responsabile nel far conoscere Gesù, testimoniandolo nei rapporti personali e nei luoghi del vivere quotidiano. Che si tratti di spazi dedicati al lavoro come alla scuola, al tempo libero come ai mass media, alla sofferenza come allo sport, ciascun uomo di fede ha un compito da
realizzare: camminare nel vissuto quotidiano per tendere alle realtà del cielo.
Alla luce di tutto ciò, nell’Anno della Fede, è lecito porsi qualche domanda a cui cercherò di dare risposta:
- lo sport, inteso non solo come pratica ma anche come avamposto educativo e frontiera per la nuova evangelizzazione, può dare un suo contributo affinché il corpo degli sportivi non sia sordo a Gesù che bussa?
- le case, i luoghi in cui abita lo sport, offrono anche la possibilità di stare con Gesù nella gioia del convivio, della ricerca e dell’approfondimento?
- quale contributo può offrire il Centro Sportivo Italiano affinché lo sport sia
porta, esperienza di mezzo, tra uomo e fede, tra mondo e chiesa, tra possibilità e compimento?
Quando si è interpellati dalla fede e dai valori, il corpo non può fallire.
La sordità diventa colpevolezza solo quando il corpo non viene allenato a
comprendere e sviluppare i linguaggi che nutrono la comprensione. Si può
allenare quindi il corpo a raggiungere traguardi atletici, ma anche la coscienza, anche la fede, anche la preghiera possono similmente essere allenate al traguardo della santità.
Non è problema di contenuti ma di esercizio. Non di quale traguardo
raggiungere, ma di come giungere a quel traguardo.
Ancora vale il principio:
repetitio est mater studiorum. Esercizio, esercizio, ed ancora esercizio per raggiugere traguardi sportivi, valoriali e di fede. Esercitando il corpo se ne scoprono tutte le potenzialità sopite ed i traguardi inespressi per ozio o stanchezza. La sordità a Gesù che bussa alla nostra porta è una sordità iscritta nell’ozio dei cuori e nell’ozio della pratica.
Ma è un problema anche di linguaggio. Se da un lato le parole non comprese o ambigue impediscono il dialogo, dall’altro, non conoscere il linguaggio della corporeità condanna alla pochezza ed alla solitudine umana. Nel
linguaggio con cui si esprime il corpo risiedono tutte le prerogative umane:
esultanza per un successo, testardaggine per l’allenamento; sacrificio per il
lavoro; ma anche la gioia, la rabbia, il desiderio, la delusione, la collaborazione, l’entusiasmo, hanno un corrispettivo nel linguaggio corporeo. o sport è certamente di casa nella Chiesa. Molte porte chiuse, però, ne impediscono la consapevolezza e il miglioramento. Come può Gesù abitare e fare comunione con noi se gli impediamo d’entrare? Ci sono molte
responsabilità di cui il mondo sportivo deve farsi carico: aprire le porte a chi, pur praticando gli ambienti sportivi di molte parrocchie, è lontano dalla vita di fede o di comunità. Non compiere quel gesto di accoglienza, spalanca al rischio di non offrire formazione alle giovani generazioni, non rigenerare il cammino delle vecchie e limitare tutte quelle esperienze di fede, speranza e carità, possibili attraverso la casa sportiva. Magari non esiste un rifiuto a priori della proposta religiosa.
Semplicemente nessuno osa farla!
La casa sportiva è poi uno spazio vitale in cui i sentimenti e le passioni si
amplificano fino all’esasperazione. Sono allora gli atleti o i dirigenti di buona volontà ad assumersi il compito di rendere quella casa un luogo in cui abita la gioia, l’interesse per la vita dell’altro, le proposte di ricerca del senso della vita e dell’approfondimento di temi religiosi. Ai tanti che bussano alla porta dello sport dovremmo sempre poter offrire un sorriso, una proposta di vita e di fede.
Magari basta solo pregare insieme, come avviene in tantissimi campi da gioco, per ricordare al mondo intero che lo sport non basta a se stesso, ma che senza fede e senza valori superiori si inaridisce.
Può un’associazione come il Centro Sportivo Italiano offrire un contributo affinché lo sport sia una porta, un’esperienza di mezzo e di soglia, tra
uomo e fede, tra mondo e chiesa, tra possibilità e compimento?
Certamente si!
Un gruppo di persone associate da un fine quale l’educare attraverso lo sport, può fare moltissimo. Papa Benedetto XVI ricorda infatti nella sua lettera Porta fidei che “la Chiesa nel giorno di Pentecoste mostra con tutta evidenza questa dimensione pubblica del credere e dell’annunciare senza timore la propria fede ad ogni persona. è il dono dello Spirito Santo che abilita alla missione e fortifica la nostra testimonianza, rendendola franca e coraggiosa”.
Nessun dubbio che una grande associazione possegga moltissimi doni
dello Spirito che la abilitano ad operare stando un passo avanti, per condurre e orientare il cammino di chi ancora è in ricerca. Ancor di più, tutti i suoi dirigenti devono essere particolarmente competenti e formati non solo sulle attività sportive ma anche nelle scienze umanistiche e teologiche, per rendere ragione del proprio essere. Dice ancora Papa Benedetto XVI: “Professare con la bocca, a sua volta, indica che la fede implica una testimonianza ed un impegno pubblici”. L’esemplarità
dei dirigenti e di tutti i tesserati è una vera sfida per confermare la credibilità di una associazione che nasce dalla Chiesa e costantemente si ispira si suoi principi evangelici e di dottrina sociale.
Lo sport, dunque, testimonia le sue potenzialità di vero collaboratore nel
cammino di fede e maestro dell’animo umano. Lo sport è una porta attraverso la quale incontrare Gesù e vivere esperienze di fede.
Hanno affermato che la coscienza è un muscolo che si può allenare;
similmente, si può allenare la fede, la preghiera, la vita ecclesiale e sacramentale.
Come insegna lo sport, da protagonisti e non da spettatori.
Mons. Claudio Paganini
Consulente ecclesiastico Nazionale
Roma 21 settembre 2012
San Matteo, apostolo ed evangelista
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