Le nuove promesse dell’atletica: Eleonora Rizzo
dic 23rd, 2006 | By admin | Category: Vivere lo Sport CIVITAVECCHIA – Prosegue il nostro viaggio tra le nuove promesse dell’atletica. Dopo aver conosciuto Luca Tassarotti è la volta di Eleonora Rizzo, uno dei migliori talenti della Tirreno Atletica Civitavecchia. Da sempre allenata da Giancarlo Peris, mitico tedoforo di Roma ’60, Eleonora, classe 1990, ha iniziato a praticare atletica all’età di 6 anni non appena compiuti. Da piccolissima si è cimentata in diverse discipline, tra cui velocità, ostacoli, campestre e lanci, fino a specializzarsi tre anni fa nel giavellotto. Proprio la pratica di diverse discipline nell’infanzia rappresenta il suo elemento di forza in una specialità molto tecnica come quella del giavellotto, che richiede al tempo stesso qualità diverse tra loro come forza, agilità e resistenza.
Che il giavellotto fosse la specialità di Eleonora lo si è capito nel 2004 quando, ad appena 14 anni, si è laureata campionessa regionale nella categoria “Cadette” conquistando poi la medaglia d’argento ai campionati nazionali. Da allora è cominciata ovviamente una pratica agonistica dell’atletica ed un miglioramento costante, che quest’anno, al primo anno da “Allieva”, l’ha portata a raggiungere un personale di 41,96 metri; una misura superiore al minimo di partecipazione addirittura dei campionati italiani Assoluti e distante appena 4 cm dal minimo per i campionati europei Allieve.
<Purtroppo ho realizzato questa misura ad ottobre, quando i Campionati italiani Assoluti si erano già disputati – spiega Eleonora – Ma il 2006 è stato un anno tormentato per me, dal momento che ho sofferto ripetutamente di forti dolori all’anca e alla schiena. Questa estate mi sono dovuta fermare per due mesi e non volevo nemmeno partecipare ai campionati italiani Allieve; poi ho deciso di gareggiare ugualmente con appena due settimane di allenamento e sono arrivata quinta con 38,55m. Qualche settimana dopo invece ho realizzato il personale di 41,96. Insomma, nonostante i problemi fisici patiti i risultati sono stati buoni e questo mi convince che in futuro potrò migliorarmi ancora molto>.
Quanto tempo dedichi all’atletica?
<Mi alleno quasi tutti i giorni, tranne la domenica: tre volte sul campo di atletica e tre volte in palestra, anche se ora sto facendo molta fisioterapia proprio per superare i guai muscolari di questa estate>.
E’ difficile per te conciliare studio e sport?
<Non è difficile, sono stata sempre abituata a conciliare le due cose fin da piccola. Ora frequento il terzo liceo scientifico, anche se ammetto che preferisco molto di più allenarmi e capita spesso di dedicare più tempo all’atletica che non allo studio. Anche se è meglio che questo i miei professori non lo sappiano…>
Dovendo dedicare molto tempo all’atletica, ti pesa rinunciare a qualche divertimento?
<Non credo di rinunciare a molto. L’atletica è il mio più grande divertimento e quindi non sento di dover rinunciare ad altre cose. Del resto, piuttosto che trascorrere il mio tempo in comitiva o in motorino, preferisco di gran lunga lanciare il giavellotto, senza per questo privarmi di quei divertimenti che ogni ragazza della mia età si concede>.
L’atletica è sempre stato uno sport molto dispendioso. Com’è il tuo rapporto con la fatica?
<Allenarmi mi piace e la fatica non mi spaventa, anche se voglio sfatare un mito, quello secondo il quale il giavellotto è una specialità poco faticosa. Di fatica invece ce n’è tanta. E’ una fatica diversa indubbiamente, più mentale che fisica, ma ugualmente pesante. In pochi secondi devi armonizzare ed eseguire alla perfezione una decina di movimenti diversi e se ne sbagli uno fallisci il lancio. Si tratta di un gesto tecnico difficilissimo e pertanto serve molta concentrazione, per questo è logorante quanto può esserlo una gara di mezzofondo. A me capita spesso di finire l’allenamento con il mal di testa. Ma le sensazioni che si provano sono stupende. Io e il giavellotto ormai siamo una cosa sola. L’emozione che provo al momento del lancio è qualcosa di meraviglioso e difficilmente descrivibile: quando vedo il giavellotto volare in aria sento come elettricità tra stomaco e petto, è come se il motore di una moto mi rombasse dentro…>
E il rapporto con il tuo allenatore invece com’è?
<Bellissimo. E’ un rapporto di autentica amicizia…anzi no, è come un rapporto tra padre e figlia. Con Giancarlo parlo di tutto, anche della mia vita personale, dei miei interessi…tra un allenamento e l’altro, dato che è anche un professore di lettere, mi ha pure insegnato a comporre sonetti, madrigali e ballate>.
Quali sono i tuoi obiettivi per la prossima stagione?
<Voglio fare almeno 45 metri…anzi devo farli! Perché sono convinta di valere questa misura. E poi voglio provare a vincere i campionati italiani Allieve. Quest’anno, se avessi lanciato il giavellotto a 41,96 ci sarei riuscita, quindi voglio assolutamente provarci nel 2007>.
E il tuo sogno agonistico invece qual è?
<Lo scorso anno, quando gareggiavo nella categoria “Cadette”, sono stata inserita nel Club Pechino 2008, il team di giovani atleti seguiti con particolare interesse dalla Federazione nazionale in vista delle Olimpiadi. Quelle di Pechino chiaramente sono ormai irraggiungibili, ma nel 2012 o nel 2016 potrei esserci. Personalmente sono una persona ambiziosa. Partecipare ad una Olimpiade è il mio sogno e voglio provarci fino in fondo>.
Hai un ricordo particolare della tua vita agonistica a cui sei particolarmente legata?
<Era il 2004 ed il giorno prima di una gara, chiacchierando con Giancarlo Peris, gli dissi che non avevo mai mangiato una aragosta. Lui mi disse che se il giorno dopo avessi lanciato il giavellotto a 38 metri, la misura minima per andare ai campionati italiani di categoria, mi avrebbe portata a mangiala. Allora avevo un personale di 36 metri; il giorno dopo feci 38,01 m e lui mi portò subito a cena fuori. Da allora l’aragosta è diventata il nostro portafortuna>.
21/12/2006
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